© COPYRIGHT
Sito realizzato da Riccardo Giorgi e Amedeo Cannatelli

The Silk Road Giampiero Pagliochini


SILK ROAD 2108

di Giampiero Pagliochini

www.motorbiketravel.it

E’ un mercoledì di fine luglio, la Kappona 1090 R carica, sosta dal benzinaio di fiducia che vedendo la moto carica come un TIR mi domanda dove vado, Kirghizistan la butto la senza riflettere, mi riprendo in fretta, un paese al confine con la Cina, e lui, saranno 3000 km, si si.

Passo in Dainese a Vicenza per ultimi dettagli poi Slovenia, la sera dormo in prossimità di Budapest, piove eccome.

L’indomani con un tappone da oltre 700km arrivo a Sibiu in Romania, resto 2 giorni, non mi faccio scappare la Transfagargian, la strada fatta costruire da Ciausescu negli anni della guerra fredda, come alternativa ad una fuga, conseguente invasione dell’ Unione Sovietica.

Traghetto il Danubio e faccio frontiera con Bulgaria la notte dormo a Sofia, da li ad Istanbul, una formalità.

Un giorno di riposo e via verso est con sosta in Capadocia, cambio mezzo dalla moto alla mongolfiera, sempre libidine è.

In 2 giorni lascio la Turchia alle spalle, questa parte del paese ha subito una trasformazione a 360 gradi.

Fatta frontiera con la Georgia, non resta che percorrere un 40km per giungere Akhaltsikhei dove un castello è stato trasformato in un Residence.

Clicca qui sotto per vedere tutte le foto

Silk Road – Giampiero Pagliochini

La Georgia ha molte attrattive turistiche, il Gergeti Triniti Church è una di queste Con un trasferimento da Tiblisi ,attraverso le montagne del Caucaso giungo al confine con la Russia, una frontiera ostica, fatta tre anni fa in senso contrario, infatti il giorno dopo, sotto una pioggia battente, passeranno 4 ore prima di essere ufficialmente in Russia. Anche qui ci sarebbe da ridire, troppe sono le regioni cuscinetto create dalla Russia al confine con i paesi del Caucaso. Per evitare problemi legati ad illegalità, di chi non si sa chi comandi in questi stati non stati, arrivando pure di notte la tappa è Stavropol. Campi di grano e girasoli costeggiano la strada a volte pericolosa per i canaloni creati dai camion. Elista una città a maggioranza buddhista, mai si può credere di trovare una comunità mongola, in questa parte di Asia, con tanto di tempio con un Buddha di circa 18 metri.

Astrachan è l’ultima città della Russia prima del confine con il Kazakistan. Non è cambiato nulla da 12 anni fa quando sono passato che andavo a Pechino, ponte di zattere di acciaio per oltrepassare il Volga.

Kazakistan, altre abitudini, obbligatoria fare assicurazione al confine, la sera si dorme ad Atyrau, anche qua tutto è cambiato, l’oro nero e il metano stanno stravolgendo questo paese. La strada che porta a Benyeu è in condizioni pessime per i primi 120 km poi una biliardo.

All’indomani faccio frontiera con Uzbekistan, ora inizia il vero viaggio “GP On The Silk Road 2018”.

 

Non ricordavo tante buche in questa parte del paese, è una gincana ad evitarle, a volte conviene approfittare dell’off creato da strade ai lati dell’arteria principale. E’ un susseguirsi di buche dove la moto viene messa alla frusta, fortuna mia la dotazione della ciclista è di prima qualità, ma non è l’unico problema, non ci sono stazioni di servizio fino a Nukus , basta fermarsi in un agglomerato, chiedere ed ecco che arriva il solito venditore con svariate latte, come se avesse la raffineria in casa, una precauzione, la benzina è tutta ad 80 ottani necessita avere dietro additivo, altrimenti addio motore.

Nukus Khiva un giorno a zonzo tra le campagne con sosta ai castelli di arenaria, nel pomeriggio arrivo a Kiva, dove si respira aria di un tempo dove la via della seta collegava il vecchio continente alla Cina. La città vecchia è una chicca, viuzze che a volte ti fanno perdere l’orientamento ma è il bello del viaggiare.

All’indomani con un breve trasferimento giungo a Bukkara dove sosto due giorni. Il minareto Kalon, un tempo il più alto dell’ Asia, ora inaccessibile per ristrutturazione anche se non ho avuto idea di lavori in coso. Adiacenti la madrasa di Ulug Mel e il mausoleo di Ismail Samani e la fortezza Art, ma anche qua la differenza la fa il Bazaar e la parte vecchia della città.

Samarcanda è nel nostro immaginario, la città simbolo sulla via della seta, decantata e raccontata in tante versioni. Il Ragiasthan identifica questa città, fatto costruire da Tamerlano è la meta di tutti i turisti, gli scatti si susseguono a raffica, anche una foto con la moto è di dovere.

 

Sveglia presto e via verso il confine con il Tagikistan, 70 km di polvere già alle 6 del mattino iniziamo bene.

Dopo 2 ore si entra in Tagikistan, i panorami cambiano montagne imponenti è il preludio alla Pamir Road, una delle strade più alte del mondo.

Dushanbe, la capitale è irriconoscibile, 10 anni fa sono passato di qua, è un cantiere aperto, ma come imbocchi la M41 tutto cambia, villaggi, si viaggia al lato dei fiumi che scorrono impetuosi in queste vallate, poi si sale per passi prossimi ai 4000 mt, poi zig zac a scende, fino ad arrivare di notte a Kalaikum. Prima di tutto fare benzina c’è pure la 92 ottani na figata.

Albergo modesto ma ritrovo di tanti straniere, in primi coloro che partecipano ala Mongolia rally la non competizione che come fine ultimo ha quello di regalare l’auto una volta giunti al Ulan Batour, la capitale della Mongolia.

Prossima tappa Khorog tutto diventa più tosto, pure il percorso si fa duro il fondo stradale è solo off a tratti qualche pezzo di asfalto pareti di montagne imponenti, tanta polvere e specialmente tante emozioni.

Khorog è un avamposto, nel senso che si può decidere se immettersi sulla M41 e andare diretti a Murgab, oppure deviare per il Wacan Corridoi, quello che costeggia l’Afghanistan con il solo fiume a fare da confine, la sera si dorme in famiglia a Langar quello tagiko non afghano, non ci sono hotel nel percorso.

Questa strada è quella raccontata da Marco Polo nel secondo viaggio verso la Cina, mi sento Marco Polo su due ruote, il mio cavallo è la Ktma 1090 R, sono passati secoli ma l’habiat è rimasto tale e quale.

100 km prima di Murgab si ritrova l’asfalto e pure la benzina, sempre e indistintamente in casa di qualcuno.

Murgab un misto di popolazione tagika e kirghiza, ora c’è anche una specie di albergo 10 anni fa avevo dormito in famiglia.

Sveglia presto al mattino, oggi si fa confini ma le emozioni no mancano, prima il passo Ak-Baital a 4465 mt, poi a scendere il lago Karakul l’omonimo che è in Cina dal lato opposto delle montagne del Tian Shan, a proposito di confine tutta una fila di pali e filo spinato, una follia cinese.

Lago Karakul imponente bellissimo da lontano, creato dalla caduta di un meteorite più di 10000 anni fa.

La strada sale, ora fa freddo ai alti delle strada marmotte disinibite che invitano a scattare immagini, poi il confine fa freddo siamo oltre i 4000 mt, veloci i tagiki un pò meno i kirghizi. Finalmente si alza la sbarra giunto a Sary Tash si fa benziana, c’è il bivio che porta ad Irkestan uno dei 2 ingressi con la Cina, fatto nel 2006 quando andavo a Pechino e nel 2008 quando venivo dal Pakistan.

Osh mi accoglie in un caos generale, non so che tipo di manifestazione ci sia ma il centro è chiuso e l’hotel è proprio li, il poliziotto capisce e mi lascia andare.

Il Kirghizistan è un paese diverso dal Tagikistan, sembra che la vita abbia un tenore più alto, ma quando ti allontani dalle città si ripiomba nel nulla. Ora l’habitat è fatto di gher, sembra di essere in Mongolia, la strada sale fa freddo al sera sosta in un complesso di Suusamyr, che sa molto di occidentale, lo standard è quello.

C’è pure internet e va come una scheggia.

Sveglia alle 6, colazione e via verso il lago Song lake strada scorrevole poi una miniera di carbone siamo oltre i 3000 metri, in lontananza il lago, tra le gher di un accampamento piazzo la tenda, la notte farà freddo allora chiedo aiuto alla proprietaria del campeggio gher che mi concede due coperte.

Sveglia con un alba tipica. Montagne, lago e gher, rifaccio su tutto, destinazione Biskek la capitale. La strada in off sempre è una curva contro curva sul costone della montagna sembra di essere sull’ Himalaya.

Biskek un caos indescrivibile, tutti che voglio avere la precedenza, la maggio parte delle auto ha la guida a destra, import dal Giappone costano meno, ma quanto disagio per chi guida.

Una notte di riposo e via verso la frontiera del Kazakistan.

Frontiera veloce, la sera dormo a Tabaz. In 3 gg macino 2000 km di Kazakistan, una steppa infinita dove al mattino fa freddo, 10-11 gradi e il pomeriggio si raggiungono i 28.

Cammelli, persone per strada che vendono pesce del lago di Aral, quello che resta di uno dei laghi più grandi del mondo dopo il disastro ambientale creato dai russi.

Russi che seppur non abbiano potere sugli ex stati dell’ Unione sovietica, mantiene la giurisdizione a Bakanour, il cosmodromo da dove partivano le missioni spaziali ai tempi della guerra fredda, ma ancora oggi resta l’unico al mondo a funzionare, i russi lo gestiranno fino al 2050, infatti non si entra.

Quando arrivo a Aktobe ho l’ingrato compito di dover scegliere l’itinerario che mi riporterà a Benyeu, fare 650 km in più o andare incontro a non so che, la sensazione è che sarà off ma nessuno mi sa dire quando sia disastrato il percorso.

Opto per quest’ultimo, primi 200 km fattibili poi inizia una buca dopo l’altra, è una gincana infinita, a volte sono migliori le piste laterali ma anche quelle oramai sono distrutte, vado avanti ma è dura il carico non mi favorisce. Km di nulla vento e sole e chi ti incontro? Fausto un ciclista italiano che va in Nepal, gli unici due pazzi su questa strada infernale, no in tre ha incontrato un biker kazako al paese prima.

Ci salutiamo, ci si rivede in Italia. Da lontano vedo questa moto parcheggiata su un lato è lui il biker kazako, ha forato. Aydos ha solo una pompa a mano, nemmeno una pezza e nemmeno i caccia gomme. Allora apro officina vorrei da subito dargli la camera che ho ,a lui dice di no la ripariamo ma sono scettico, poi tiro fuori il compressore elettrico, che libidine.

Percorriamo un 20 km e siamo da capo, ora si fa come dico io. Camera nuova e vai, lo mando avanti ne abbiamo un 100 km. Ancore polvere e buche, non riesco a schivarla, ci entro dentro di velocità, che botta piegato cerchio ma il tubeless regge, domani si vedrà.

Ritroviamo l’asfalto, si mangia insieme io dormo qua lui torna ad Atyrau.

Devo risolvere il problema del cerchio, il proprietario dell’hotel mi da una mano, tiro giù la ruota, mazzate a non finire, il cerchio riprende forma, torno in strada direzione Benyeu, in pratica dove ero passato circa un mese prima.

La ruota perde aria, controllo non ho forato, le mazzate mi hanno aiutato da un lato ma peggiorato da un altro. Gonfio per tre volte la ruota poi decido, riapro officina e mette camera d’ario ora si che è tutto ok.

Dormo a Benyeu e il giorno dopo punto verso Aqtau, da dove dovrebbe partire il traghetto per Arzebaijan.

Al porto di Aqtau mi dicono che da un mese il traghetto parte da Quryq, 65 km a sud, non sono tanti.

Arrivo al paese ma non c’è traccia di dove andare. Fortuna mai trovo una ragazza che parla un pò di inglese, mi accompagna all’incrocio e mi dice sempre dritto. 5 km e finisce l’asfalto, vado avanti ma è più per senso pratico che me convinzione.

Incontro due ragazzi a piedi che mi confermano di andare, quando arrivo al porto non credo ai miei occhi, un porto nuovissimo in mezzo al nulla. Incontro Vanja croato in moto, dei ragazzi francesi un ragazzo australiano in bici e Dario un ragazzo di Lecce a piedi, siamo proprio una bel gruppo.

E’ un caos per le formalità non si capisce, meglio non capiscono gli addetti cosa devono fare ma alle 21 saliamo sul traghetto per poi partire all’indomani alle 15.

Dopo 2 giorni attracchiamo a Alat, Arzebaijan. Mi si pone il problema che la mia visa ha validità tra 3 giorni e mi vorrebbero rimandare indietro. Ma c’è pure la possibilità di richiederne una in 3 ore pagando un tassa in più. Forte del numero kazako carico di moneta mi collego ad internet faccio richiesta e pago, e naturalmente attendo.

Dopo 3 ore controllo è arriva, alle, tre del mattino,il dubbio è chi ci sia dall’altra parte a controllare, nessuno. Esco dal porto e piazzo la tenda.

Vengo svegliato dal rumore dei camion, carico tutto e punto verso Baku, al centro città bella camera, doccia e air condition, un giorno da leone, ne ho necessità.

Pomeriggio da turista, Baku sembra la Dubai dell’Asia, tutto sempre finto, pure i nuovi grattacieli hanno la stesse forme.

Mi lascio Baku alle spalle, prossima metà Tibilisi, Giorgia, arrivo nel tardo pomeriggio, due passi nella città vecchia e poi a dormire.

Il confine con l’Armenia è irriconoscibile, tre anni fa lato armeno erano vecchi edifici, ora tutto nuovo. Sosto a Vanadzor, sono ospite di saro un caro amico dell’associazione Alpini di Gorle, che gestiscono un centro a Spitak, 20 km più avanti. Colgo l’occasione per sostituire i pneumatico che ho dietro, i Metzeler Tourance ho percorso 17000 km tantissimi considerate anche le strade del Pamir.

Spitak qui l’associazione alpini di Gorle supporta una missione delle suore di Maria Teresa di Calcutta, dove vengono accuditi ragazzi portatori di handicapp.

Mi riceve Sandro che è restato aspettando l’arrivo del nuovo gruppo di volontari. Dormo una note e all’indomani scendo verso Yerevan la capitale. Sosta d’obbligo al mausoleo Tsitsernakaberd, dedicato alla memoria di coloro che furono perseguitati dai turchi nel 1925, si parla di un milione di morti.

Mi riposo due giorni facendo il turista, con escursione alla cattedrale di Echniadzin a un 50 km.

Con il monte Ararat alla mia destra scendo verso il confine con l’ Iran. Montagne pianure, laghi, bellissima l’ Armenia, ma anche una vita dura lontano dai grandi centri. Per un tratto costeggio il confine con Nogorno Karabakh, il territorio Azero sottratto dagli Armenia in un conflitto degli anni 90, un territorio ancora minato.

Con il monte Ararat alla mia destra scendo verso il confine con l’ Iran. Montagne pianure, laghi, bellissima l’ Armenia, ma anche una vita dura lontano dai grandi centri. Per un tratto costeggio il confine con Nogorno Karabakh, il territorio Azero sottratto dagli Armenia in un conflitto degli anni 90, un territorio ancora minato.

La sera dormo a Magri, ultimo agglomerato dell’Armenia, da il al confine iraniano mi separano 10 km.

Iran un paese che amo, anche se in molti hanno timori dovuti alla propaganda dei mezzi di comunicazione.

In un ora faccio frontiera e cambio anche i dollari, ci rimetto qualcosa ma non ho alternativa, i pezzi da 50$ con la faccia di Grant non li vuole nessuno, si dice che siano i più falsificati.

Costeggio il confine con Arzebaijan, anche qui confine minato, certo questi zeri non stanno simpatici a nessuno.

Sosto due notti ad Ardabil, scendo a sud costeggiando il mar Caspio, la sera sono dall’amico Rozbhe a Quazvin. Rozbhe è un grande appassionato di moto, nonché concessionario Yamaha.

Mi fermo tre giorni, ne approfitto per spendere un giorno ad Alamut, dove il castello degli Assassini è l’attrattiva che attira tanti turisti. Posto sulla sommità di una roccia regala un panorama stupendo.

Scendo a sud supero la capitale Theran, la sera faccio tappa a Isafhan, la Firenze del medio oriente.

La città è blindata per la festa dell’ Ashura, la festività religiosa sciita che coinvolge tutto il paese. Riesco ad avere una derogo per una foto in piazza Imam Khomeini Square, forte del fatto che vengo creduto, è la sesta volta che visito questo paese.

Ora inizia a fare caldo, costeggio il deserto Dasht-e Kavir · Dasht-e Lut, arrivo a Yadz di primo pomeriggio, sosto davanti alla moschea del Venerdì, divento l’attrattiva, più la moto che io, ma quando mi chiedono il paese, italiano? I love Italy, insomma è un bel passaporto.

Di mattina presto salgo verso est, Kharanagh è una città fantasma, abitata per secoli poi abbandonata oggi è un meta turistica ambita. Rientro a Yadz, ma passo a visitare il castello di sabbia di Narein, che insieme ai caravanserai sono le attrattive del deserto del Lut, tra questi spicca quello di Shah Abbasia 50 km a sud, di Yadz, sulla strada che porta a Kerman, l’estremo sud dell’ Iran.

Supero Kerman. La mia destinazione è Bam, a 300 km dal confine con il Pakistan.

La cittadella di Bam è un opera sontuosa, ora è in ricostruzione a causa del terribile terremoto del 2003 che l’aveva distrutta per l’80%, fortuna mia che 6 mesi prima ero li, comunque l’opera di ricostruzione sta andando avanti.

 

Con Bam alle spalle punto verso Shiraz, ma vado per strade normali, montagne, deserto, vento, freddo poi di nuovo caldo, sembra un viaggio infinito, lo è.

Shiraz è una perla, con un bazar immenso, e delle attrattive colturali che evocano storia millenaria. Certo nulla a che vedere con la città di Persepolis a 60 km a nord sulla strada per Esfahan. Esfahan era la capitale dell’impero persiano, la città di Dario e di Serse. Lo splendore della città è stata tramandata dai cronisti dell’epoca, non esisteva città conosciuta con uno sfarzo com quello di Persepolis, dove abbondava ora e fini lavorazioni architettoniche. Poi nel 330 AC, fu conquistata da Alessandro Magno, fu saccheggiata e data alle fiamme, in antitesi con quello che era il concetto universale che il Macedone nutriva per il rispetto delle altre civiltà.

Dormo una notte a Esfahan, prima di arrivarci becco una strada in off e ho un incontro bellissimo con dei ragazzi che lavorano i cave di marmo.

Khermansahah è una città prossima al confine con l’ Iraq. Il sito di Taq- e Bostan, oltre ad essere un immenso parco, dove l’iraniani trascorrono il tempo seduti a socializzare, racchiude dei reperti dell’antica Persia.

Salgo verso nord, ad Hamadan la supero e giungo alle grotte di Ali Sadre, tra le più grandi al mondo, una particolarità, si visitano con i pedalò.

La sera dormo a Zanjan la patria dei coltelli impossibile non acquistarne.

Khondovan, vicino a Tabriz, è la piccola Cappadocia dell’ Iran, da li ad Urmie una passeggiata, peccato che il lago salato, al apri del Mar Morto si stiano asciugando diventando una lastra di sale, dormo ad Urmie, ultima notte in terra iraniana.

Accio frontiera ad Esendere, con delle difficoltà, ma lo saranno di più on the road per i continui controlli militari dell’esercito turco, il problema del Kurdistan si è acutizzato di nuovo, ogni 30 km è uno stop e go, con apertura delle valige.

Dormo a Van, poi scendo a sud verso a Sanliurfa, per visitare il sito archeologico di Göbekli Tepe, il più antico che si conosca al mondo per presenza umana.

Ora mi attende un lungo trasferimento verso casa, risalgo verso Ankara, ma prima mi tuffo, per modo di dire, nel lago salato di Tuz Golu, che libidine sgommarci sopra.

Dormo a Eskisehir, all’indomani supero Bursa poi traghetto il Mar della Marmara, faccio frontiera di pomeriggio, entro in Grecia.

Ancora quattro giorni in moto, quando una sera di giovedì mi imbarco da Igumenitsa, mi lascio alle spalle 86gg di viaggio oltre 29000 km, 15 paesi di cui 3 attraversati 2 volte, 2 cambi olio, 2 treni di pneumatici. Ma è ora di pensare alla prossima avventura….

 

 

 

 

 

 


Lascia un commento